Nasce a Venezia il 10 febbraio 1917.
Cresce in una famiglia cattolica che le trasmette una profonda fede. All’età di 15 anni fa voto di castità e di dedizione totale a Dio, al quale rimane fedele per tutta la vita. Si laurea all’Università di Venezia in Lingue e letterature straniere nel 1941 e lavora come insegnante di francese sino al 1943.
Dopo l’8 settembre costituisce un centro per aiutare i soldati italiani a sottrarsi alla deportazione. È Giovanni Ponti, insegnante di lingue classiche e dirigente del Comitato di liberazione nazionale di Venezia, a introdurla nella Resistenza, con l’incarico di staffetta di collegamento tra il Cln regionale e i nuclei delle province venete. Durante l’attività cospirativa, col nome di battaglia “Giovanna d’Arco”, organizza i primi gruppi femminili cattolici e lavora con gli universitari della Fuci.
Il 7 gennaio 1945 è arrestata a Padova con altri membri del Cln, tra i quali Giovanni Ponti e rimane prigioniera della banda Carità sino al 24 febbraio, subendo duri interrogatori e torture. Alla fine del febbraio 1945 viene deportata nel campo di concentramento di Tures, a Bolzano, dove rimane sino alla Liberazione.
Nel dopoguerra, guarita da una malattia polmonare contratta durante la prigionia, si iscrive alla Democrazia cristiana ed è tra le organizzatrici, con Tina Anselmi, del movimento femminile del partito a livello provinciale e regionale. È tra le fondatrici del quindicinale «La voce della donna» e con Eugenio Gatto contribuisce allo sviluppo della sezione di Studi sociali, con particolare attenzione ai diritti delle donne e delle classi lavoratrici; nel 1946 è delegata al primo congresso nazionale della Dc ed è eletta consigliera comunale. Alle prime elezioni legislative del 1948 entra come deputata alla Camera e il seggio sarà confermato nella legislatura successiva.
In Parlamento è tra le più strette collaboratrici della senatrice Lina Merlin nel percorso per l’abolizione della normativa che regola la prostituzione di Stato e nel 1950 partecipa, assieme ad altre parlamentari cattoliche, alla fondazione del Comitato italiano per la difesa morale e sociale della donna, il Cidd, per favorire il reinserimento sociale delle ex prostitute, dopo l’approvazione della Legge Merlin.
Il 13 marzo 1957 la Camera le affida l’incarico di redigere il disegno di legge per l’istituzione del Museo storico della Liberazione di via Tasso, a Roma.
Nel 1953 pubblica il libro di memorie La Croce sulla schiena.
Concluso l’impegno istituzionale, nel 1958 lascia anche la vita politica, per dedicarsi all’insegnamento e soprattutto all’attività assistenziale fondando, tra l’altro, nel 1963, l’istituto laico Missionarie della carità, per il recupero delle prostitute e la tutela delle ragazze madri.
Muore a Venezia l’8 agosto 1976.