Il battesimo oratorio
Ieri ho avuto il mio battesimo… oratorio! Se lo avessi saputo prima, naturalmente, mi sarei rifiutata con fermezza; ma è capitato tutto così alla sprovvista che non ho potuto esimermi.
E’ andata così: una rappresentante del Movimento femminile sarebbe dovuta andare a Genzano, per affiancare l’oratore repubblicano che doveva tenere un comizio; all’ultimo momento quella che aveva accettato l’incarico fece sapere che le era impossibile venire. Capito io, per caso, a Via dei Prefetti: “Te la sentiresti di parlare?”
– Chi?… Io?… No! fu la mia prima risposta
– Ma si tratta di dire due parole alle donne, nella sede della sezione…
– Noo…
– Ma si… Finalmente mi hanno convinto.
Sono corsa a casa, emozionata, cercando affannosamente di mettere insieme sulla carte e nella mia testa due parole decenti.
Quando, nel pomeriggio, sono ritornata alla sede del partito per recarmi assieme agli altri a Genzano, avvicinandomi per caso alla scrivania di Lia Abatini, nella stanza del movimento femminista, ho avuto la disavventura di leggere un foglietto vistosamente fermato da un tagliacarte e bene in vista nella cartella, che mi ha fatto perdere quel po’ di coraggio che ero riuscita a racimolare. C’era scritto: “Cara Lia, a Genzano ci va la nuova… che Dio ce la mandi buona…”
Che idea, quella di un partito “laico”, di rivolgersi a Dio! E, difatti, Dio non me l’ha mandata buona per niente!
Arrivati un po’ in ritardo a Genzano, siamo stati avvertiti che la riunione già era iniziata e che il pubblico, numerosissimo, era già radunato nella piazza davanti al castello, dal cui balcone gli “oratori” (e in quel plurale, ohimè, ero compresa io!) avrebbero dovuto parlare.
Sudore gelato e paralisi totale… Non mi ricordo di aver fatto le scale, non mi ricordo di aver traversato la sala; sul balcone, la vecchia balaustra in travertino, altissima, mi permetteva appena di sporgere la testa: la piazza era semplicemente gremita!
Non so se gli italiani conserveranno – o sarà loro concesso di conservare – questo entusiasmo travolgente, questo interesse per la cosa pubblica, questa “partecipazione” piena di speranza: me lo auguro, poiché significherà che nessuno li ha delusi!
Comunque, ieri è stata una giornata da ricordare, non per il terrore che mi ha paralizzata, dietro il parapetto dell’antico balcone, ma per quel sentore di vita nuova che ci fermentava attorno, assieme all’odore del nuovo vino, per quello slancio che si avvertiva nell’aria leggermente pungente e pur dolce: percepivo tutto questo, lo sentivo esatto e preciso in me, ma portato a forza davanti al microfono, ero nell’assoluta incapacità di esprimerlo; il foglio su cui avevo preso qualche breve appunto che si spiegazzava tra le mani sudate e non riuscivo a leggere quello che vi avevo scritto.
Erano passati solo pochi secondi dacchè il presentatore aveva pronunciato il mio nome e mi aveva lasciato sola davanti al microfono e a me sembrava che fossero passate ore… Inghiottendo faticosamente, ho guardato la piazza silenziosa: grazie a Dio, la mia miopia mi permetteva di scorgere solo un mare ondeggiante, nerastro, da cui emergevano fitte e squillanti le bandiere… i volti erano una massa grigia, amorfa, sembravano ectoplasmi…
Non ricordo affatto quello che ho detto , né come – ad un tratto – ne ho trovato il coraggio: solo mi sono resa conto che stavo parlando… poco… molto… probabilmente male, malgrado gli applausi della folla bonacciona, l’abbraccio incoraggiante datomi, alla fine, da un’amica del partito e i rallegramenti degli amici indulgenti!
Oggi, sulla “Voce Repubblicana” è comparso un trafiletto: riportava il resoconto del comizio, citando anche il mio nome, così la mia vita di oratrice politica è cominciata!