Nasce a Trieste il 14 marzo 1902 in una famiglia operaia slovena. Alla vigilia della Prima guerra mondiale partecipa alle manifestazioni pacifiste e alla fine del conflitto, nel “biennio rosso”, al movimento che si oppone alle nascenti squadre fasciste.
Nel 1921 si iscrive al Partito comunista d’Italia e quando il partito è costretto ad entrare in clandestinità, col nome di battaglia “Tatiana” si occupa della preparazione della stampa clandestina e di propaganda tra i giovani e le donne. Nel 1927 è arrestata e condannata a due anni di carcere e due di vigilanza speciale; dopo aver scontato la pena subisce un secondo arresto, nel 1931 e deve scontare due anni di ammonizione. Nel novembre 1932 è chiamata nel comitato federale comunista triestino e per sfuggire alla cattura dell’Ovra espatria clandestinamente in Francia, dove svolge attività antifascista col nome di Anna Ferri. Nel 1936 collabora con Marina Sereni alla pubblicazione di «Noi Donne» e partecipa come delegata delle donne italiane alla Conferenza internazionale per la pace, a Bruxelles (Belgio).
Nel 1937 viaggia clandestinamente tra l’Italia e la Francia, è un “fenicottero” che lavora per la riorganizzazione del partito finché nel 1939 è arrestata a Genova e per un mese subisce le torture della polizia; nel 1940 giunge la condanna del Tribunale Speciale a sedici anni di carcere.
Alla caduta del fascismo viene liberata, nel settembre 1943 fa ritorno a Trieste ed organizza il lavoro clandestino in un settore cittadino, con il nome “Maria”. In novembre è ancora arrestata dalla polizia e sottoposta a tortura finché i suoi compagni non riescono a liberarla. Ricercata dalle SS, raggiunge le brigate partigiane e viene inviata in Slovenia, dove organizza e dirige le unità partigiane italiane: per quest’attività il Cln del Triveneto le ha riconosciuto il grado di tenente.
Il 1 maggio 1945 rientra a Trieste, appena liberata. Nei giorni successivi è chiamata nel comitato cittadino del Partito comunista della Regione Giulia, partecipa alla costituzione dell’Unione delle donne antifasciste italiane e slave e come dirigente di tale associazione partecipa ai Congressi internazionali delle donne dal 1946 al 1949. Nel 1947, con la costituzione del Partito comunista del Territorio libero di Trieste, è eletta al comitato centrale e segue le tematiche riguardanti le questioni slovene. L’anno successivo, dopo la frattura politica tra Stalin e Tito, sostiene la scelta della maggioranza del partito di sostenere Stalin; nel 1954, col ritorno di Trieste e della zona del TLT all’amministrazione italiana, il partito diventa Federazione autonoma triestina del Pci ed entra nella direzione.
Nel 1955 è eletta al consiglio comunale di Trieste e rimane in carica sino al 1964. Nel 1963 è eletta alla Camera, è componente del comitato regionale del Pci e direttore responsabile dell’organo del partito in lingua slovena «Delo»; è collaboratrice di «Delo» e dell’organo del Pci in lingua italiana «Il Lavoratore». Nel 1991, dopo lo scioglimento del Pci, aderisce al Partito democratico della sinistra.
È presente per anni negli organismi dirigenti dell’Associazione nazionale partigiani e dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti. Nel 1991 le è conferita la Croce di guerra al merito della Repubblica italiana.
Muore a Trieste il primo marzo 1993.