Al nostro incontro arrivò per primo Ernesto Rossi, allora direttore de “Il Ponte”, che aveva scritto la prefazione al libro di Armando “Un cinquantennio di anarchia”. Non mi era affatto piaciuta e quindi non mi piaceva neppure l’autore. In realtà, non appena entrammo in conversazione, mi accorsi che Rossi era degno della più alta stima e del massimo rispetto. La estrosità, la sincerità, il volto e gli occhi aperti, leali, che ispiravano subito piena fiducia, me lo resero immediatamente simpatico. Esprimeva i suoi pensieri con parole semplici. Con il sorriso che gli illuminava il volto, mi fece comprendere come la prefazione andasse scritta proprio così, al fine di stimolare alla lettura del libro di Armando. Rossi non era anarchico e volutamente aveva fatto risaltare il contrasto tra le sue idee e quelle dell’autore.