Nel 1946 il “Corriere”, sotto la patina della neutralità, parteggiava obliquamente per la Monarchia. Io partecipavo a tutte le manifestazione pro Repubblica e avevo anche preso parte ad un memorabile scontro fra le due fazioni in piazza del Popolo: i monarchici con i fazzoletti azzurri e le bandiere con lo stemma sabaudo da una parte, e dall’altra (oltre a qualche gruppetto di repubblicani), i comunisti e i socialisti, senza bandiere ma con il fazzoletto rosso al collo. Fu proprio un pestaggio, soprattutto perché le vie di fuga da piazza del Popolo erano presidiate dal famoso Terzo Celere, composto in gran parte da ex partigiani che non furono teneri con quei realisti.
Alla manifestazione ero andato con Bruno Paolinelli, un giovane e geniale regista dalla vita avventurosa, appartenente a una vecchia famiglia di anarchici romani; e vi avevo incontrato molti dei comunisti che avevo conosciuto nella sezione di via Tomacelli. Quella sera brindammo insieme da Otello, la celebre trattoria di via della Croce, ancora oggi ritrovo preferito dell’intellettualità di sinistra (Otello ormai non c’è più, il locale è gestito dalle tre figlie, Gabriella, Maria Pia e Franca, ma allora pittori, attori, registi si presentavano lì, alle ore canoniche, e mangiavano a piacimento, lasciando il conto in sospeso o in qualche caso pagando con un quadro). Poi qualcuno portò grossi pacchi, comparvero secchi di colla e grossi pennelli, e finimmo la nottata affiggendo manifesti sui muri del nostro quartiere. Tra l’altro vi si diceva che le responsabilità dello scontro erano state dei monarchici provocatori. Cosa non vera, ma a noi andava bene egualmente. Non era comunque colpa del re traditore che aveva appoggiato Mussolini e i tedeschi e portato l’Italia alla guerra?