Intanto si era arrivati alla conclusione delle sudate battaglie elettoriali. Era il 2 giugno 1946 e il Popolo Italiano fece la sua scelta: “REPUBBLICA”.
Mentre una gran parte d’Italia esultava, per mio padre quello, fu il giorno politico più amaro per l’irrisoria percentuale di voti in più che avevano permesso alla Repubblica Italiana di nascere. Lo spettro del comunismo, usato come arma di prima grandezza durante tutto il ventennio fascista, era ancora seriamente inculcato nella mente della grande massa e di quella incontrollabile paura la monarchia si era servita con dovizia; il babbo aveva sperato in una maggiore maturità e la delusione per lui fu grandissima. Comunque, sia pure nella forma meno brillante, la “Repubblica” era nata. Era sempre un enorme avvenimento e nelle sedi di partito, quello fu un giorno di festa e di baldoria. L’allegria era tanta e si ballava e si cantava ovunque. La città era tutta illuminata a festa e il Corso Vannucci fu invaso dalla gente fino alle ore piccole.